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Ricette del Cinema: Tiramisù

di Francesca Azzurra Conidi • Pubblicato 27 Luglio 2018 Aggiornato 26 Ottobre 2020 16:35

Tiramisù è il titolo del primo film di Fabio De Luigi e anche la ricetta chiave dell’intera pellicola: vi spieghiamo come prepararlo nel migliore dei modi.

Esordio alla regia per Fabio de Luigi che in Tiramisù (2016) interpreta Antonio Moscati, mediocre rappresentante di materiali farmaceutici che vive le sue giornate lavorative nelle sale d’aspetto e nei corridoi degli ospedali, nella speranza che uno dei primari di turno lo riceva per esporgli i suoi prodotti. il tiramisù si dimostra un potente e dolce strumento per corrompere i medici Speranza continuamente disattesa fin quando il povero protagonista non inizia a sperimentare, come bigliettino da visita per gli incontri, lo straordinario tiramisù della moglie, lasciato la prima volta accidentalmente sulla scrivania di uno dei tanti dottori che non avevano neanche trovato il tempo per riceverlo. Scoperto lo stupefacente effetto attrattivo del dolce, Antonio inizierà a utilizzarlo come innocuo escamotage per stuzzicare l’interesse ed entrare in contatto proprio con quei medici per i quali, fino a un secondo prima, risultava trasparente. Grazie all’impegno di Aurora, la bellissima moglie interpretata da Vittoria Puccini, ormai addetta a cucinare quantità industriali di cadeau per far decollare la carriera del marito, riuscirà a insinuarsi nel mondo che conta del settore farmaceutico e raggiungere la svolta tanto sognata. L’unico intoppo nel suo piano è che l’uomo, oltre al successo, si ritroverà a dover fare i conti anche con le conseguenze di aver abbandonato ogni etica e morale per raggiungerlo.

Curiosità

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Il tiramisù conteso: sulla paternità di questo baluardo della tradizione italiana se ne sentono delle belle e, a contendersi la sua prima riuscita, vi sono agguerritissime ben tre differenti regioni. La prima che ne reclama la provenienza, ben tre regioni ne procalamano la paternità: veneto, piemonte e friuli venezia giulia e che sembra fino a ora essere quella che ha avuto la meglio sulla contesa, è il Veneto. Infatti, dalla sua avrebbe il fatto che sia ormai di normale conoscenza che il nome utilizzato attualmente, tiramisù, derivi proprio dal suo dialetto. Si ricollega la spiegazione del significato, alla storia che questi fosse servito nelle case chiuse della regione e che i suoi ingredienti golosi ed energizzanti servissero a rinvigorire le prestazioni di chi lo assaggiava. Oltre a ciò, per aumentare l’intensità della loro affermazione, i veneti hanno anche decretato il fautore di questo dolce aiutino notturno, ovvero il pasticciere Roberto Linguanotto che nella città di Treviso, verso la fine degli anni ’60, nelle cucine del ristorante Alle Beccherie, ne avrebbe firmato la realizzazione.

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Il Piemonte, nonostante le orgogliose prove presentate dai concorrenti, continua però a sostenere che, scavando bene, l’origine sarebbe molto più lontana e risalirebbe al Risorgimento quando, proprio allora, un cuoco torinese preparò il dolce per sostenere Camillo Benso conte di Cavour nella sua opera di riunificazione dell’Italia. Infine a partecipare al dibattito non mancano, ultime, le voci dei comuni di Tolmezzo (UD) e di Pieris di San Canzian d’Isonzo (GO) che, dal Friuli Venezia Giulia, affermano con certezza che il conteso dessert sia figlio dell’albergo Roma e precisamente sia nato dalla ricetta della padrona Norma Pielli, assieme al marito Giuseppe Beppino Del Fabbro. In sostanza, non c’e davvero dato di saperlo quale sia stato il primo vero tiramisù, ma quello che possiamo dirvi con più certezza  è che è cosi amato in giro per il mondo da essersi meritato un intero giorno tutto suo nel quale essere osannato. Il 21 marzo è infatti il Tiramisù day, festività nata per iniziativa di Eataly Trieste e suggerita dagli scrittori e critici gastronomici Clara e Gigi Padovani, autori di Tiramisù – Storia, curiosità, interpretazioni del dolce italiano più amato (Giunti).

La ricetta del tiramisù

Tiramisù

Questo capolavoro di golosità, frutto di una ricetta semplice, tramandata da nonna in nipote per generazioni, oltre a aver presenziato a miliardi di pasti – dalla colazione, alla merenda, alla cena più elegante – si tiene stretto, incurante del passare degli anni, la sua nomea di re dei dessert al cucchiaio e dolce italiano più amato nel mondo. Proprio per questo, nonostante ognuno di noi abbia i suoi segreti di famiglia per renderlo unico e inimitabile, per stavolta concentriamoci sulla ricetta classica: niente fragole, pavesini, nocciole, nutella, banane, gocce di cioccolato e via dicendo non possiamo che proporvi la ricetta classica, quella che lo ha reso inimitabile nel cuore di grandi e piccini. Quindi, almeno per stavolta, salutiamo fragole, Pavesini, nocciole, Nutella o quello che siete soliti mettere per innovarne il sapore e diamo il benvenuto a savoiardi, uova (4), caffè (300 ml -circa una moka), zucchero (100 g), mascarpone (500 g) e cacao amaro in polvere (q.b.). La prima cosa da fare è preparare il caffè e, dopo averlo mescolato con un cucchiaino di zucchero (consiglio: non di più, altrimenti rischiate di rendere il composto troppo dolce), metterlo a raffreddare all’interno di una ciotolina. Ricordatevi questo passaggio perché, se inzuppate il savoiardo nel caffè bollente, rischiate  di ritrovarvi una pappetta piuttosto che un biscotto imbevuto. Separate gli albumi dai tuorli, mettete da parte i primi e montate i secondi con le fruste elettriche, aggiungendovi metà dose di zucchero. Una volta che il tutto risulterà chiaro e spumoso, unite il mascarpone e continuate a mescolare sempre con l’aiuto delle fruste. Giunti, con soddisfazione (perché bisogna sempre divertirsi nel cucinare!) a rendere gli ingredienti una crema ben amalgamata, prendete gli albumi. Questi, insieme allo zucchero rimasto, devono essere montati a neve e aggiunti alla crema di mascarpone appena fatta. In una pirofila, in un bicchiere o in delle ciotoline (o dove più vi piace, su questo non saremo fiscali ), alternate uno strato di savoiardi bagnati di caffè a uno di crema di mascarpone fino ad arrivare in cima al contenitore. Sei ci tenete alla presentazione e ne volete una meno casereccia e più da ristorante, vi consigliamo di prendere un sac à poche e aiutarvi con quello nel creare dei fiocchetti di crema da appoggiare su ogni strato. Una volta terminato il passaggio finale, coprite il dolce con della carta d’alluminio e riponetelo in frigorifero a raffreddare. Tiratelo fuori 5 minuti prima di servirlo e spolverizzate la superficie con cacao amaro setacciato.