6 modi di rovinare cotechino e lenticchie
Il piatto più celebre del Capodanno, cotechino e lenticchie, è facile da rovinare: ecco 6 errori a cui fare attenzione quest’anno. E i prossimi.
Nel periodo natalizio e a Capodanno di qualche anno fa il piatto di cotechino e lenticchie per me è stato un fai da te: ho aperto la busta di lenticchie in scatola e tagliato il cotechino precotto direttamente dall’involucro di plastica. Da allora, memore dei pessimi postumi della serata, ho preferito fare la vegetariana piuttosto che mangiare ancora insaccati di maiale di dubbia provenienza. Se proprio siete in vena di spadellare, tuttavia, non posso non elencarvi gli errori da evitare per preparare il piatto di Capodanno più avanzato della serata, quello che di solito vi pappate il giorno dopo alle 3 del pomeriggio come rimedio contro gli eccessi alcolici.
- Usare lenticchie pronte e cotechino precotto. Capodanno, lo dice la parola stessa, viene una volta l’anno: impegnatevi a cucinare per 3 ore scarse della vostra vita e non ve ne pentirete, soprattutto perché per una volta non avrete lenticchie dalla consistenza gommosa e un pezzo di carne trasudante grasso che nemmeno il lardo di Colonnata tagliato a fette spesse. Un cotechino buono da bucherellare con uno stuzzicadenti e delle lenticchie da cuocere sono pochi ingredienti che fanno – davvero – la differenza. Se proprio volete evitare il cotechino da cuocere, meglio un paio di buone salsicce e vedrete che i commensali si litigheranno il mestolo.
- Mettere nell’acqua calda il cotechino. Evitiamo gli errori da principianti: per la cottura del fardellotto servono acqua rigorosamente fredda, un panno dove avvolgere il cotechino e uno stuzzicadenti per forarne per bene la pelle. Niente di particolarmente difficile, specialmente considerando che una volta ridotta la fiamma sotto la pentola al mimino, ve ne dimenticate per 2 o 3 ore.
- Dimenticare gli odori. Già il cotechino è sapido e grasso come le ciambelle di Homer Simpson, se poi non ci inventiamo qualcosa per ingentilirne il sapore, non possiamo sperare di venirne a capo. Basta qualche odore per smorzare i sentori forti, quindi mettete assieme un paio di foglie di alloro, salvia e rosmarino e tutta la storia della bollitura sembrerà meno inutile, specialmente all’assaggio.
- Abbondare con il condimento. La lenticchia deve fare da accompagnamento, da esaltatore, da spalla per il cotechino. Se inondate il fondo della pentola di olio e condimenti per il soffritto del legume, vi ritroverete con la bocca impastata del grasso del cotechino e dell’olio delle lenticchie, per poi arenarvi sulla panchina più vicina. È la serata di capodanno e non la sagra di Novembre Porc, quindi moderatevi anche se siamo sotto le feste e avete dimenticato ormai l’indirizzo della palestra.
- Eliminare il soffritto e il pomodoro. Vero che il piatto è bello tosto e a mezzanotte avreste voglia di un cornetto al cioccolato più che di spumante e lenticchie, ma semel in anno licet insanire (una volta all’anno è lecito impazzire), quindi via libera al soffritto, anche con carote a pezzettoni e sedano intero da papparsi a fine cottura, e un paio di cucchiai di buona passata di pomodoro. Niente di troppo impegnativo, niente di troppo sofisticato.
- Non provare il cren. Abbiamo messo grasso, proteine, legumi e odori: nemmeno Tolkien riuscirebbe a tenere insieme le fila di tutta questa storia. Ad aiutare nella gestione della deglutizione e compattamento, meglio affiancare una buona grattugiata di rafano mischiato a panna o yogurt greco: pungente e acre vi farà digerire anche i ricordi del pranzo di Natale.
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