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Tra sacro e profano: i santi patroni del cibo

di Walter Farnetti 18 Gennaio 2018 10:22

Ci sono stati molti religiosi che hanno avuto un ruolo nel mondo della gastronomia: vi raccontiamo le vite di 10 santi patroni del cibo e delle bevande.

In certe sere di voracissima fame saremmo disposti a santificare chiunque sia in grado di metter sul fuoco una padella e darci da mangiare: Santa Bao Lin Fang del ristorante cinese, Santo Annibale della macelleria sotto casa, Santa Teresa da Cinisello Balsamo del reparto gastronomia e piatti pronti. In attesa che Papa Francesco, così calato nel reale, voglia avviare il processo di canonizzazione, gli animi puri potranno rivolgersi a tanti religiosi che nel mondo del cibo hanno avuto un ruolo. Senza scomodare per fatti così minuti chi moltiplicava pani e pesci, ecco una lista dei principali protettori a cui indirizzare le proprie preghiere; 10 santi che in cucina hanno addirittura più potere di Suor Germana.

  1. san-nicola-da-tolentinoSan Nicola da Tolentino, patrono di vegani e vegetariani. Frate agostiniano del tredicesimo secolo, per farsi santificare ha fatto di tutto: portava cibo ai poveri nascondendolo nelle maniche, era costantemente seguito da un astro di luce e ha persino visto una scia d’angeli che trasportava la santa casa di Maria a Loreto. Forse non avrebbe mai immaginato di diventare il patrono dei burger di lenticchie, ma vegani e vegetariani possono donarsi a lui per uno speciale aneddoto: malato, lo costrinsero a mangiare due succose quaglie; Nicola le incise con una croce e le fece rinascere.
  2. san-drogoSan Drogo, patrono del caffè. Antichissimo santo francese che visse schiacciato dal senso di colpa per la morte della madre, deceduta durante il suo parto; per acquietare la coscienza, fin da giovanissimo si impegnò in ogni attività: instancabile pellegrino, espertissimo coltivatore, conoscitore di molteplici liturgie. Chi ricorda Angela Finocchiaro alla tv delle ragazze potrà citarla con il proverbiale: “Come faccio a fare tutto questo? Mi drogo!” E probabilmente solo questo nome inconsueto lo ha fatto assurgere a protettore del caffè. Chi sa quanto sia importante bere una tazzina di espresso anche solo per stare al mondo, può rivolgersi a lui.
  3. san-lorenzoSan Lorenzo, patrono delle arti culinarie. Quando l’imperatore Valeriano condannò a morte tutti i diaconi, vescovi e presbiteri di Roma, per San Lorenzo fu scelto un martirio insopportabile: arso vivo su una graticola. Tale era il suo fervore religioso che, dando prova di vera forza d’animo, dopo ore di cottura disse: “Questo lato è cotto, giratemi”. Potrebbe per questo diventare l’idolo di chiunque riesca a risolversi la vita con un guizzo d’ironia, ma nel frattempo aiuta gli addetti alle griglie, ai barbecue, ai forni, chi col fuoco cerca di creare qualcosa di positivo.
  4. santantonio-abateSant'Antonio abate, patrono di macellai e salumai. Anche se molti, quando si tratta di lardo, invocano direttamente la Sora Lella, una nobile tradizione lega la carne di maiale a Sant’Antonio Abate (non è raro vederlo raffigurato con un maiale o un cinghiale ai piedi). Fondatore del monachesimo, potente taumaturgo, infinita è la lista di malati che i suoi seguaci curò negli ospedali. Per nutrirli, si allevava un maiale per ogni infermo.
  5. santo-onoratoSant'Onorato, patrono dei pasticcieri. Senza forse conoscere la sua storia, Sant’Onorato di Amiens ha allietato molte grigie feste di compleanno; la torta che trionfalmente lo ricorda è infatti la mitica Saint Honorè. Con bignè, caramello, panna, crema alla meringa e guarnizioni varie, questo dolce fu congegnato dallo chef Chiboust per devozione verso il vescovo di Amiens, amato da tutti i pasticcieri di Francia.
  6. santelisabetta-dungheriaSant'Elisabetta d’Ungheria, patrona dei panettieri. Se nei quadri la trovate raffigurata con una grande cesto di pani è perché Elisabetta d’Ungheria decise di lasciare la famiglia, farsi mendicante e aiutare i malati, nutrendoli, procurando loro un letto e delle cure. Il pane che riusciva a racimolare lo nascondeva e lo portava ai più poveri; quando fu scoperta, trasformò i pani in petali di rosa. Se fosse nata nella nostra epoca, sarebbe potuta diventare la migliore assistente del mago Silvan.
  7. San NeotSan Neot, patrono del pesce. Come tutte le migliori storie, anche questa è costruita attorno a un pozzo. Nel suo villaggio della Cornovaglia, Neot poteva cibarsi del pesce custodito nel pozzo da un angelo; nell’acqua Neot trovò tre pesci e l’angelo gli aveva promesso che, finché ne avesse mangiato uno solo, il numero non sarebbe mai diminuito. Fu il suo servitore, quando Neot stava male, a pescarne e cucinarne due, procurando per Neot un lungo periodo di penitenza. Le sue preghiere lo hanno fatto diventare il santo a cui ci votiamo quando leggiamo il prezzo al chilo dell’orata.
  8. santa-brigida-dirlandaSanta Brigida d’Irlanda, patrona delle latterie. “Vorrei un lago di birra per il Re dei Re”, così comincia una delle tante orazioni dedicate alla memoria di Santa Brigida d’Irlanda, figura leggendaria esistita quando le popolazioni celtiche si convertirono al cristianesimo. Nonostante i molti miracoli legati alla birra (era in grado di farla nascere dall’acqua in quantità infinite), al fuoco (sacre fiamme che poteva produrre), all’acqua (da lei scaturivano fonti inestinguibili), è attualmente considerata la protettrice di lattai e latterie, forse per il ruolo di accoglienza, sostentamento e assistenza che ebbero i suoi monasteri nell’Irlanda del sesto secolo.
  9. san-vincenzo-di-saragozzaSan Vincenzo di Saragozza, patrono del vino. Sebbene una vita di preghiera richieda frugalità e misura, tutti sappiamo quanto sia indispensabile per sopportare l’esistenza una sacrosanto bicchiere di Prosecco; lo stesso Vincenzo di Saragozza, santo che raccoglie tantissimi seguaci in tutta la penisola iberica, dopo aver assaggiato un vino speciale perse di vista il Paradiso. Per riconquistarlo, attraversò rocamboleschi martiri; vinai e viticoltori possono invece contare sulla sua protezione.
  10. santarnolfoSant'Arnolfo di Metz, patrono della birra. Quando si tratta di celebrare un funerale in grande stile non si può non far riferimento a Arnolfo di Metz, questo santo del sesto secolo che durante la traslazione delle sue spoglie omaggiò i tanti seguaci con un miracolo fastosissimo: poiché tutti innalzavano imponenti boccali di birra per dirgli addio, quella stessa birra divenne inestinguibile, realizzando quello che tutti i frequentatori di pub il venerdì sera sognano.

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