Donna insalata e uomo bistecca? Il sessismo in cucina grazie alla pubblicità
L’immaginario pubblicitario relega ancora troppo spesso la donna e l’uomo in categorie obsolete e inutili: qual è l’origine di questa dicotomia?
Fanciulle sorridenti davanti a ceste di foglie di insalata o sensualmente coinvolte in un tête-à-tête con un cioccolatino o uno yogurt cremoso; gli uomini, dal canto loro, si interessano solo a enormi panini ingolfati di carne alla piastra, formaggio fuso e birre. Se tra mille anni qualche lontano pronipote dovesse giudicarci basandosi solo su qualche foto di repertorio di ristoranti e scatti pubblicitari, si convincerebbe che tra uomo e donna, agli inizi del XXI secolo, vigevano ancora regimi alimentari inconciliabili, lontani e separati che manco le caste indiane.
L’alimentazione “da donna”
Per una serie di fattori indissolubilmente legati fra loro, l’alimentazione quotidiana di uomini e donne si snoda lungo sentieri distanti, tanto quanto lo sono stati l’educazione e la concezione dei ruoli. secondo questo modello obsoleto, le preferenze femminili sono per alimenti leggeri e consistenze morbide L’universo femminile della pubblicità e delle tendenze punta su canoni di leggerezza in termini di cotture, sapori e scelta di materie prime, con particolare penuria di carni, grassi animali e componenti acide, mentre attinge largamente ai vegetali, ma paradossalmente anche agli zuccheri. L’immagine femminile del consumo di verdure è così radicata da aver generato addirittura un meme: donna sorridente che mangia l’insalata da sola. Le consistenze femminili naturalmente devono tendere alla morbidezza, i sapori verso il dolce e i profumi al fresco e fruttato. Sono considerate erroneamente da donna le insalate di verdure, le vellutate, le cotture al vapore e i vini bianchi, possibilmente aromatici e poco sapidi, i cereali specie se riscoperti, la frutta di stagione, i dessert cremosi come il gelato e tendenzialmente tutto il comparto della cioccolata e del caramellume in generale.
L’alimentazione “da uomo”
L’universo del cibo al maschile, al contrario, è popolato principalmente da elementi dai sapori marcati, profumi intensi e penetranti, cotture violente come brace e fuoco, alimenti di origine animale e tanta carne, soprattutto rossa, formaggi stagionati, salse grasse ed elementi piccanti, bevande dai sapori decisi come il vino rosso, la birra scura, il bourbon e la grappa. Pensate ai consigli per preparare la cena perfetta all’uomo di casa: troverete molto di quanto sopra.
L’origine dell’errore
È indubbio che esista una matrice di tipo antropologico che identifica l’uomo-cacciatore e la donna-raccoglitrice, ma ben più forti sono i condizionamenti che nel tempo hanno formato una coscienza alimentare femminile improntata alla frugalità e alla parsimonia rispetto a quella maschile. la pubblicità trasmette il modello della donna che si alimenta solo con leggerezza o dolciumi Dagli spazi al ristorante riservati alle sole donne di fine Ottocento fino ai primi libri per la perfetta donna di casa degli anni ’20, dalle pubblicità di casalinghe agghindate e truccate per sfornare torte e arrosti alle réclame di insalatone e prodotti light con ragazze entusiaste, l’immaginario alimentare femminile è quello di ferrea disciplina e forte attenzione per il proprio regime, con focus particolare sui gonfiori di pancia e sui cosiddetti comfort food. Al tempo stesso, tuttavia, è dato un forte peso all’estro culinario necessario per conquistare, confortare e trattenere al proprio desco compagni e famiglia, esigenti e bisognosi di cure e manicaretti. Per gestire una dicotomia così profonda, lo sbocco naturale sembra doversi legare a tutto quello che concerne dolci, gelati, cioccolate e caramelle, una vita privata per compensare sbalzi di umore e crisi glicemiche attraverso una sorta di legge del contrappasso alimentare, che nel legare la figura femminile ai gusti dolci ha costruito una decennale narrativa pubblicitaria in bilico tra Nabokov e la pornografia.
Sembra scontato che in una coppia al ristorante sarà la donna a ordinare il dolce rispetto all’uomo, che invece dell’antipasto si orienterà verso almeno una o due portate di proteine. Per sfatare questo mito, una decina di anni fa a New York era nato un movimento di giovani donne impegnate a ordinare una bistecca alla prima uscita per tramettere il messaggio: “Non avrai menate o pacchetti di kale e quinoa nella dispensa con me, nessun problema con la carne o con il mercatino bio della domenica”. Un manifesto per smontare un altro manifesto, insomma, e dire alle donne: mangiate insalata e yogurt, bistecca di manzo e aglio, vino rosso e acqua aromatizzata, maionese e yogurt. Il vero punto, però, è un altro: mangiate quello che volete, quando volete. Per parafrasare una frase ormai famosa e inflazionata, la vita è troppo breve per essere relegati in immaginari sessisti e obsoleti.
- FONTE
- The Conversation