Il Natale in Sicilia: tradizioni culinarie e piatti tipici
Qual è un menu di Natale tipico della Sicilia? Anche se non c’è Montalbano a svelarcelo, ecco piatti e tradizioni siciliane tutte da gustare. E non state a guardare alle calorie: almeno una volta all’anno (forse due considerando Pasqua o tre considerando Ferragosto, ma Capodanno lo conteggiamo insieme al Natale), qualche sgarro lo si può fare
Benvenuti in Sicilia, Christmas edition. Gli ingredienti per una festa natalizia di chiaro stampo siculo sono tre: tanta gente, tanto cibo, tanta tradizione; potete aggiungere ciò che vi aggrada, purché sia tanto. Questo perché il Natale in Sicilia è ricco di tradizioni culinarie e di piatti tipici tutti da gustare.
Infatti è proprio l’eccesso a contraddistinguere quest’isola dal resto del mondo. Con le feste ormai alle porte abbiamo voluto esplorare il Natale in Sicilia, partendo dalle tradizioni legate al cibo fino agli usi e costumi legati alla spesa e alla disposizione a tavola.
Natale in Sicilia: tradizioni e piatti tipici
Vi avevo avvisati: il Natale in Sicilia è un grande banchetto che non sai bene quando inizia, né quando finisce. Del resto ci sono molte cose di cui amareggiarsi, tutti lo sanno bene ma, in pieno spirito natalizio, si fa un sorriso e si condivide insieme tutto quello che qui è quotidiano, il valore del cibo e delle persone a cui vuoi bene. Siciliani: dove siete, che fate a Natale? A quale tradizione non rinuncereste nemmeno se foste dall’altro lato del mondo?
Organizzare un menu di Natale in Sicilia
L’ansia da prestazione del Natale perfetto inizia già in fase organizzativa, quando bisogna studiare il piano per incastrare almeno un pasto con tutti i componenti della famiglia (compresa quella allargata ai cugini di 3° grado che vivono a Milano) e con gli amici che tornano dall’estero. L’incastro degli appuntamenti si risolve solo con calendario alla mano e menu dall’altro, perché man mano che si definiscono gli inviti si pensa a quello che l’ospite vuole mangiare, a prescindere da quello che tu vuoi cucinare.
Fare la spesa: ingredienti e prodotti freschi siciliani
È la spesa dei cibi freschi (o spesa del fresco) che poi inizia a dare corpo a tutto, facendoti rendere conto che il Natale stai per toccarlo con mano. Avrà la forma di arance, mandarini, finocchi e lattughe locali. I carciofi, probabilmente provenienti dalla piana di Catania insieme ai bastardoni dell’Etna (i fichi d’india). I mercati rionali sono letteralmente presi d’assalto, non tanto perché tutti devono fare acquisti ma perché anche la spesa si fa insieme: le donne di casa più qualche uomo che porta le borse e i giovani che, vivendo ormai fuori città, hanno capito quanto fa figo instagrammare direttamente dal mercato.
La frutta secca
Al mercato si fa attenzione a non dimenticare nulla e, dopo il baccalà, le cozze e il pescato del giorno, si rivolge l’attenzione a un acquisto sacro agli dei: la frutta secca. Questo è l’unico luogo in Italia dove arachidi e mandorle non sono visti come alimenti ricchi di cui non devi abusare ma un ottimo digestivo o un modo per accompagnare i lunghi pomeriggi passati giocando a carte. Noi sappiamo che la frutta secca è calorica ma per le feste fermiamo tutto e non ce ne frega nulla: vogliamo solo parlare mentre schiacciamo noci, nocciole e sbucciamo pistacchi. A noi ci piace assai.
La preparazione in cucina
In cucina in ordine sparso troverai verdure tagliate, impasti a lievitare, olio bollente pronto per friggere e il telefono che continua a suonare: è la commare di battesimo che chiama per gli auguri e nessuno vuole rispondere.
Apparecchiare la tavola di Natale
In sala da pranzo il tavolino di un metro diventa una tavola imbandita per 25 persone: nemmeno un Transformer sarebbe in grado di fare tanto. Iniziano ad arrivare tutti fino all’ultimo che sarà il più scapestrato di casa, Giuseppe. Lui porta lo stesso nome del nonno. E anche del cugino e dello zio. Insomma, quando dirai quel nome, si volteranno circa 10 persone.
Il pranzo di Natale in Sicilia
Il pranzo di Natale in Sicilia non inizia alle 12.00 del 25 dicembre: inizia quando arrivano i parenti che vivono fuori. Non importa se mancano ancora 3 giorni al Natale o ne sono passati già 4: solo quando tutti i figli, zii, cugini, si siedono alla stessa tavola, si può iniziare. Questa è di certo la cosa che più di ogni piatto o tradizione accomuna l’isola da 5 milioni di abitanti. Da quel momento sarà un continuo mangiare: di ogni dicembre passato in famiglia ricordo un unico momento, ossia un blocco di giorni vissuti intorno alla tavola, dove vedi avvicendarsi gente che va e che viene, che passa, saluta e porta ancora altro da mangiare. La cosa più atletica che fai è spostarti in auto per andare a raggiungere una nuova tavolata. Il tutto con un rispetto minuzioso dei tempi e dei modi che, sotto le feste, diventa rigoroso. Dalle 3 punte dell’Isola si diramano mille usi, gusti e costumi, fino ad arrivare alle usanze delle singole famiglie, perché magari c’è la nonna che ci tiene a fare il suo falsomagro o la sua pasta al forno fino a quando ne ha le forze, dice.
A tavola in Sicilia
A tavola, finalmente. In Sicilia succedono le stesse cose che possono accadere un po’ ovunque, ma con più confusione. I piatti sono rustici e genuini, ovviamente un po’ baroccheggianti perché si usa il servizio buono con porzioni da record. Tra gli anelli al forno e i fichi secchi con le noci succederanno sempre le cose tipiche di ogni anno: lo scappellotto al piccolo di turno perché non vuole smettere di bere bibite gassate; i 50 € da parte del nonno a tutti i nipoti, rigorosamente regalati tra il primo e il secondo (gruppi di antropologi non hanno ancora capito perché proprio in quel momento).
Discussioni a tavola
Le discussioni a tavola. Si ricorderanno tutte le persone morte nel vicinato nel corso dell’anno “pace all’anima loro“; si sparlerà di quanto fosse vestita male la sorella del panettiere alla messa della Vigilia. Per quelli che hanno i figli single il tema è: “Quando ci presenti qualcuno?” Intanto il tempo passa, nessuno si alza da tavola perché si sta troppo bene. Solo sul tardi qualcuno propone di andare a vedere il presepe vivente che si organizza nel quartiere vicino casa: “Andiamo a vederlo, che quest’anno c’è Nino l’elettricista che fa San Giuseppe“.
Passatempi spezzafame
Ai bambini il presepe vivente non interessa: vogliono vedere Mamma Ho Perso L’Aereo per l’ennesima volta, quindi si rimarrà a casa a giocare a Sette e mezzo e Cucù. In questo frangente la caffettiera è sempre sul fuoco e il vassoio pieno di cannoli non fa che entrare e uscire dal frigo per soddisfare le voglie intermittenti di tutti.
Cenare a Natale?
Passa un tizio che suona la zampogna sotto la via di casa, sono le 19.00 ed è quasi ora di cena. Mentre nel resto d’Italia si va a vedere il cinepanettone, qui si ricomincia a cucinare. Del resto il 26 è segnato rosso, vale la pena cenare come si deve e ricominciare da capo.
Foto:
- iStock
- Il pranzo di Natale in Sicilia non inizia alle 12.00 del 25 dicembre: inizia quando arrivano i parenti che vivono fuori. Non importa se mancano ancora 3 giorni al Natale o ne sono passati già 4: solo quando tutti i figli, zii, cugini, si siedono alla stessa tavola, si può iniziare. Questa è di certo la cosa che più di ogni piatto o tradizione accomuna l’isola da 5 milioni di abitanti. Da quel momento sarà un continuo mangiare: di ogni dicembre passato in famiglia ricordo un unico momento, ossia un blocco di giorni vissuti intorno alla tavola, dove vedi avvicendarsi gente che va e che viene, che passa, saluta e porta ancora altro da mangiare. La cosa più atletica che fai è spostarti in auto per andare a raggiungere una nuova tavolata. Il tutto con un rispetto minuzioso dei tempi e dei modi che, sotto le feste, diventa rigoroso. Dalle 3 punte dell’Isola si diramano mille usi, gusti e costumi, fino ad arrivare alle usanze delle singole famiglie, perchè magari c’è la nonna che ci tiene a fare il suo falsomagro o la sua pasta al forno fino a quando ne ha le forze, dice.
- L’ansia da prestazione del Natale perfetto inizia già in fase organizzativa, quando bisogna studiare il piano per incastrare almeno un pasto con tutti i componenti della famiglia (compresa quella allargata ai cugini di 3° grado che vivono a Milano) e con gli amici che tornano dall’estero. L’incastro degli appuntamenti si risolve solo con calendario alla mano e menu dall’altro, perché man mano che si definiscono gli inviti si pensa a quello che l’ospite vuole mangiare, a prescindere da quello che tu vuoi cucinare.
- È la spesa dei cibi freschi (o spesa del fresco) che poi inizia a dare corpo a tutto, facendoti rendere conto che il Natale stai per toccarlo con mano. Avrà la forma di arance, mandarini, finocchi e lattughe locali. I carciofi, probabilmente provenienti dalla piana di Catania insieme ai bastardoni dell’Etna (i fichi d’india). I mercati rionali sono letteralmente presi d’assalto, non tanto perché tutti devono fare acquisti ma perché anche la spesa si fa insieme: le donne di casa più qualche uomo che porta le borse e i giovani che, vivendo ormai fuori città, hanno capito quanto fa figo instagrammare direttamente dal mercato.
- Al mercato si fa attenzione a non dimenticare nulla e, dopo il baccalà, le cozze e il pescato del giorno, si rivolge l’attenzione a un acquisto sacro agli dei: la frutta secca. Questo è l’unico luogo in Italia dove arachidi e mandorle non sono visti come alimenti ricchi di cui non devi abusare ma un ottimo digestivo o un modo per accompagnare i lunghi pomeriggi passati giocando a carte. Noi sappiamo che la frutta secca è calorica ma per le feste fermiamo tutto e non ce ne frega nulla: vogliamo solo parlare mentre schiacciamo noci, nocciole e sbucciamo pistacchi. A noi ci piace assai.
- Preparazione. In cucina in ordine sparso troverai verdure tagliate, impasti a lievitare, olio bollente pronto per friggere e il telefono che continua a suonare: è la commare di battesimo che chiama per gli auguri e nessuno vuole rispondere.
- Apparecchiare. In sala da pranzo il tavolino di un metro diventa una tavola imbandita per 25 persone: nemmeno un Transformer sarebbe in grado di fare tanto. Iniziano ad arrivare tutti fino all’ultimo che sarà il più scapestrato di casa, Giuseppe. Lui porta lo stesso nome del nonno. E anche del cugino e dello zio. Insomma, quando dirai quel nome, si volteranno circa 10 persone.
- A tavola, finalmente. In Sicilia succedono le stesse cose che possono accadere un po’ ovunque, ma con più confusione. I piatti sono rustici e genuini, ovviamente un po’ baroccheggianti perché si usa il servizio buono con porzioni da record. Tra gli anelli al forno e i fichi secchi con le noci succederanno sempre le cose tipiche di ogni anno: lo scappellotto al piccolo di turno perché non vuole smettere di bere bibite gassate; i 50 € da parte del nonno a tutti i nipoti, rigorosamente regalati tra il primo e il secondo (gruppi di antropologi non hanno ancora capito perché proprio in quel momento).
- Le discussioni a tavola. Si ricorderanno tutte le persone morte nel vicinato nel corso dell’anno “pace all’anima loro“; si sparlerà di quanto fosse vestita male la sorella del panettiere alla messa della Vigilia. Per quelli che hanno i figli single il tema è: “Quando ci presenti qualcuno?” Intanto il tempo passa, nessuno si alza da tavola perché si sta troppo bene. Solo sul tardi qualcuno propone di andare a vedere il presepe vivente che si organizza nel quartiere vicino casa: “Andiamo a vederlo, che quest’anno c’è Nino l’elettricista che fa San Giuseppe“.
- Passatempi spezzafame. Ai bambini il presepe vivente non interessa: vogliono vedere Mamma Ho Perso L’Aereo per l’ennesima volta, quindi si rimarrà a casa a giocare a Sette e mezzo e Cucù. In questo frangente la caffettiera è sempre sul fuoco e il vassoio pieno di cannoli non fa che entrare e uscire dal frigo per soddisfare le voglie intermittenti di tutti.
- Cena. Passa un tizio che suona la zampogna sotto la via di casa, sono le 19.00 ed è quasi ora di cena. Mentre nel resto d’Italia si va a vedere il cinepanettone, qui si ricomincia a cucinare. Del resto il 26 è segnato rosso, vale la pena cenare come si deve e ricominciare da capo.
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