Qual è la storia del NEGRONI?
Il Negroni, cocktail storico nato a Firenze, compie 100 anni: vi raccontiamo la sua storia e i personaggi che l’hanno reso celebre nel tempo.
Il Negroni è nato a Firenze nel 1919, dove è stato ideato dal conte Camillo a cui deve il nome. Il nobile cosmopolita di origine fiorentina aveva vissuto a Londra, nel Wyoming e a New York e conosceva bene la miscelazione tipica dei paesi anglosassoni. Di sicuro nella Grande Mela aveva avuto occasione di assaggiare l’Americano, di cui il Negroni è in un certo senso la versione rinforzata con il gin al posto della soda.
Fu il conte, tornato a Firenze, ad avere la felice intuizione di proporre un cocktail all’americana: nasceva così il Negroni a base di gin, Campari e vermouth rosso. Un drink conosciuto universalmente e sinonimo di made in Italy, con un’allure di gran lunga maggiore rispetto allo Spritz e una popolarità seconda solo all’Old Fashioned.
Da Scarselli a Picchi
La leggenda ci dice che a mettere in pratica l’idea del conte sia stato un giovane ragazzo di bottega, Fosco Scarselli, che lavorava da Casoni, drogheria in via de’ Tornabuoni. In quello stesso luogo, pochi anni dopo sarebbe stato aperto il Caffè Giacosa, poi soppiantato in tempi più recenti dalla boutique con bar annesso di Roberto Cavalli. Ora del Giacosa non c’è più traccia dopo la chiusura di Cavalli: è rimasta solo la boutique di Giorgio Armani.
A tenere alto il nome del Negroni nel mondo per fortuna ci pensa un esercito di bartender e appassionati. A Firenze l’autorità in materia è Luca Picchi, che sull’argomento ha scritto perfino un libro per Giunti: Negroni Cocktail, una leggenda italiana. Picchi, dietro il bancone del Caffè Gilli (un altro locale storico di Firenze), propone il suo Negroni e le infinite varianti che sono state create in giro per il mondo e raccolte nel suo libro.
Il personaggio del Conte
Mentre dosa sapientemente gin, Campari e vermouth rosso secondo la ricetta classica un terzo, un terzo, un terzo, racconta la storia del conte. Un personaggio che sembra uscito da un romanzo: cowboy, maestro di scherma, giocatore d’azzardo. A Firenze non passava inosservato alla guida di una delle prime auto che circolavano in città, elegantissimo con il suo cappello a cilindro.
Era facile vederlo seduto a bere un drink, dal bancone di Casoni al tavolo del Grand Hotel (ora St Regis). Un accanito bevitore come ricordava molti anni dopo lo stesso Fosco Scarselli in un’intervista degli anni Sessanta: “C’erano dei giorni che riusciva a inghiottire anche quaranta drink, eppure non lo vidi mai ubriaco”.
Il segreto, forse, era nella dimensione del bicchiere: il calice da cordiale e non il tumbler che di solito viene utilizzato oggi. A contraddistinguere il cocktail, di sicuro, la fetta d’arancia. Una sorta di firma stessa del conte. “Per quei tempi era un vero lusso e un modo per distinguersi, visto che prima di lui tutti mettevano solo un po’ di scorza di limone” sottolinea Picchi.
Variazioni sul tema
Da Firenze la fama del drink cominciò a diffondersi rapidamente: all’inizio come un Americano alla maniera del conte Negroni, ma ben presto semplicemente Negroni. Negli anni Quaranta, come racconta il Re del Negroni Mauro Mahjoub (bartender e docente, fondatore nel 1998 del Negroni Bar a Monaco di Baviera), si trovano tracce del drink nel ricettario del Floridita a Cuba nel 1939 con il nome Negrone, e nel 1949 è citato in un libro spagnolo.
Nel corso degli anni il Negroni è stato oggetto di numerose variazioni sul tema: dal Cardinale dell’Hotel Excelsior a Roma nel 1950 dove il Martini rosso è sostituito con il Dry al celebre Negroni sbagliato di Mirko Stocchetto del Bar Basso di via Plinio a Milano: lo spumante Brut prende il posto del Gin. Mahjoub ha invece creato il Negrosky con la vodka al posto del gin e il Tegroni a base di Tequila. Ma ormai in tutto il mondo sono stati creati twist di ogni tipo per ricordare la figura del conte e un drink ormai entrato nella leggenda.
La ricetta del Negroni perfetto
Ma come si fa il Negroni perfetto? La regola è quella di 1/3, 1/3 e 1/3: 40 ml di Vermouth rosso, 40 ml di Gin e 40 ml di bitter Campari e il gioco è fatto. Versate il tutto in un bicchiere, aggiungete il giacchio, una scorza di limone e mescolate velocemente. E poi brindate al suo inventore.