Sushi Day, 17 locali per festeggiarlo in Italia
Il 18 giugno si celebra il Sushi Day: per festeggiarlo e riassaporare un piatto che è mancato durante il lockdown, ecco i nostri consigli da Nord a Sud.
Il sushi ha una storia molto antica, che affonda le sue radici nel periodo della storia Giapponese conosciuto come Nara e durato dal 710 al 794. Come spiega Hirohiko Shoda in Washoku. L’arte della Cucina Giapponese (Giunti), questo insieme di piatti tipici della cucina del Sol Levante sono legati allo studio della conservazione del pesce. Dopo aver imparato a relazionarci con i kaiten, a gestire le bacchette, a mangiare correttamente i ramen, viviamo il sushi con maggiore tranquillità. Il 18 giugno si celebra il Sushi Day. Noi di Agrodolce abbiamo compiuto un piccolo viaggio tra i migliori locali specializzati in questa preparazione: da Nord a Sud ecco i migliori locali di sushi da non perdere.
- Sushisen (Roma). I punti di riferimento per gli amanti del sushi nelle grandi città sono sempre più numerosi. Ma per chi ricerca un’esperienza autentica ed è sensibile alla cucina fusion fatta a regola d’arte, Sushisen resta il tempio presso cui recarsi per godere del vero sushi giapponese. Dopo alcuni lavori di ristrutturazione ora il locale ha nettamente diviso il punto kaiten (il nastro trasportatore di piattini con bocconi pronti e succulenti) dall’area dining. Ordina un menu degustazione omakase: sarà il modo per affidarsi allo chef Eiji Yamamoto e dargli la possibilità di creare una poesia a tavola tra equilibrio, gioco di colore e aroma lungo un viaggio che conduce fino in Giappone.
- Sakana Sushi (Roma). Da Sakana Sushi ti puoi divertire, sostando al kaiten. Grazie all’uso di prodotti freschissimi – dal mango al pesce – l’esperienza culinaria nipponica è di altissima qualità. Da non perdere: il roll farcito con tonno e natto, un prodotto fermentato giapponese.
- Zuma (Roma). Zuma è un ristorante di cucina giapponese contemporanea, che strizza l’occhio al grande pubblico. Le tecniche tradizionali si intersecano a elementi rubati nei ricettari di altri Paesi. Il vero fiore all’occhiello di Zuma è la location: potrai cenare qui, entrando nel meraviglioso Palazzo Fendi in via Fontanella Borghese 48, al quarto piano.
- Poporoya (Milano). Lo chef Minoru Hirazawa ha scritto la storia del sushi a Milano. Ancora oggi ci si reca in questo locale per godere del ricco chirashi impreziosito da pesce freschissimo. Ma quello che rende davvero unico Poporoya è l’atmosfera: si ha l’impressione di essere catapultati a migliaia di chilometri di distanza, nel cuore del Paese del Sol Levante.
- Basara (Milano). Con quattro sedi a Milano, Basara ha costruito una solida credibilità attorno al suo nome, attirando nei suoi locali puntigliosi appassionati e neofiti curiosi. Nel menu si può scegliere tra tartare, carpacci, sashimi, chirashi e nigiri. Ma attenzione: Basara è una sushi pasticceria. Da non perdere dunque la Cheesecake giapponese con salsa al cioccolato.
- Izu (Milano). Capostipite della cucina fusion giapponese a Milano, dal 1993 Izu è il Nord verso cui puntano tutti gli intenditori di roll, nigiri e maki. Oggi il ristorante racconta la contaminazione vissuta dal suo patron attraverso i suoi viaggi. Tecniche e sapori si fondono in una carta strutturata. Da non perdere: i cocktail e il Calamaro Pop.
- Iyo (Milano). Grazie all’instancabile lavoro di Claudio Liu, Iyo è diventato il primo ristorante etnico stellato in Italia. Nel Sushi Day una visita è d’obbligo. Da non perdere: la Millefoglie di ricciola con mango, emulsione di mandarino, pepe di Sichuan e sale Maldon. È uno dei pochi piatti dell’Iyo da mangiare con coltello e forchetta. In alternativa potete scegliere il bellissimo Iyo Aalto vicino alla futuristica piazza Gae Aulenti.
- Sanshi, (via del Santo 173 – Limena, PD). Tra i preferiti su The Fork, Sanshi è un locale che accoglie i suoi clienti in ampi spazi, con un arredamento in pieno stile orientale. Qui non manca davvero nulla della tradizione culinaria giapponese, con un tocco fusion cinese. Da provare: Carpaccio sake, con salmone.
- Nara (corso Francia 131/d, Torino). Nara offre le migliori specialità della cucina orientale, dal sushi ai ravioli cinesi. Se è la tua prima volta qui, prova il menu Coquillage, formato da gustose pietanze di crudi, primi piatti, secondi invitanti e contorni sfiziosi.
- Seta Sushi Lab (Bologna). Questo elegante e accogliente ristorante (design d’obbligo vista la sua collocazione all’interno dello storico portale di Corte Isolani) è infatti uno dei pochi ad offrire questa particolare formula grazie alla quale, attraverso un percorso di piatti creati live dallo chef, potrete vivere un’esperienza gastronomica unica e originale.
- Il Cuore (via Romana 123/r, Firenze). Autentica enclave nipponica, è un ristorantino nel cuore di via Romana che farà dimenticare per qualche ora di essere a Firenze. La qualità degli ingredienti è altissima, cosa che si riflette per forza di cose nei prezzi. Consigliato il menu degustazione.
- Tabi (via Raffaele De Cesare 35, Napoli). Nato dalla grande storia di amicizia tra Stefano Parisio e lo chef Ignacio Hidemasa Ito, Tabi offre la sua cucina fusion giapponese nel centro di Napoli, a pochi passi dal lungomare. In un ambiente elegante ci si può concedere un viaggio nei sapori del mondo, utilizzando il linguaggio ormai universale del sushi. Da non perdere: il Gunkan di Negitoro con cipollotto.
- Jap-One (via Calabritto 7, Napoli). L’altro locale simbolo della cucina del maestro Ignacio Hidemasa Ito è Jap-One, una meta di pellegrinaggio per molti ammiratori del mondo gastronomico giapponese. Da oltre 12 anni il locale vive una storia d’amore con la città campana, insegnando sia i capisaldi del culto del sushi sia le affascinanti contaminazioni possibili. Da non perdere: il Pronti/Via, un Carpaccio di gamberi rossi di Mazara, capesante, pesce spada e aragosta.
- Hagakure, Bari. C’è sushi anche al di sotto di Roma. Per vivere l’autentica esperienza tatami, yakiniku e sushi il posto giusto resta Hagakure in via Posca. L’esperienza nel settore ittico si combina con la conoscenza della tradizione millenaria della cucina giapponese. Risultato? Un salto in un mondo a parte, a cavallo tra Oriente e Occidente.
- Osteria Kobuta, Cagliari. In giapponese kobuta significa piccolo maiale, un modo per giocare un po’ con il nome dello chef, Riccardo Porceddu. La sua grande passione per il cibo e la cultura orientale lo hanno spinto a innestare nel tessuto gastronomico di Cagliari un locale dove la cucina nipponica incontra quella sarda. Da non perdere i Kobuta Ramen.
- Wagashi (piazza Unità d’Italia 10, Palermo). Il termine wagashi indica i dolci tradizionali giapponesi, creati con ingredienti vegetali e modellati in forme deliziose. Questa parola dà anche il nome a uno dei migliori ristoranti di sushi a Palermo, in Piazza Unità d’Italia. Da provare la forma ayce del pranzo: riso, baccelli di soia, gamberetti alla griglia, sushi e pane dolce. Anche qui c’è grande attenzione alla mixology.
- Tribeca, Palermo. In via Mariano Stabile 134 c’è la vera istituzione del sushi in Sicilia. L’ambiente è elegante e le tartare sembrano gioielli. Da provare crunch salmone, tribeca rolls e tempura rolls.