Il supermercato fa parte della nostra quotidianità. Ognuno hai i suoi preferiti, nei quali sa perfettamente come muoversi e che ispirano un senso di familiarità. Il supermercato, però, è anche un luogo pieno di insidie. Detta così, sembra una battuta o un’esagerazione, vero. Però, non dovremmo mai dimenticare che noi siamo i consumatori. E che i consumatori devono essere spinti a consumare sempre di più. Spendere più di quanto abbiano preventivato, con buona pace della fatidica lista. Come si raggiunge questo obiettivo? Bypassando la razionalità del cliente e parlando al suo inconscio. In altre parole: facendolo cadere in tentazione. Questo significa che nulla, nei supermercati, viene lasciato al caso. E i canti delle sirene vengono intonati lungo ogni corsia e non solo. Anche se noi non li sentiamo. Ci stiamo riferendo a una serie di trucchi, alcuni ormai smascherati – ma che paradossalmente continuano a funzionare – e altri non facilmente individuabili. Finalmente è giunta l’ora della verità.
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Il carrello. Proprio il carrello della spesa è la prima carta giocata dalla Grande Distribuzione Organizzata. Chi non è più giovanissimo, sicuramente ha notato che le sue dimensioni sono costantemente aumentate nel tempo. Il motivo è semplice: più è grande, maggiore è la sua capienza. E, inoltre, tende a sembrare vuoto anche quando non è lo affatto, di conseguenza, l’istinto ci spinge ad aggiungere ulteriori prodotti.
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Frutta e verdura. Lo spazio riservato alla frutta e alla verdura è sempre ampio, collocato poco dopo l’ingresso del supermercato. Quel trionfo di colori esercita un effetto positivo sull’umore, ci predispone meglio agli acquisti e, inoltre, gli alimenti in questione trasmettono l’idea di essere in un ambiente salutare, sicuro.
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I prodotti di prima necessità. Quante volte abbiamo perso tempo nel trovare beni di prima necessità quali il sale, lo zucchero, la farina, anche le uova? Succede a molti ed è una strategia ben precisa. Nel senso che questi alimenti sono resi appositamente poco visibili: mentre li cerchiamo, finiamo per fare il giro di tutto il supermercato, passare più volte dalle stesse corsie e procedere con acquisti che non avevamo programmato.
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L’acqua. Una cosa molto simile accade per l’acqua, quasi sempre posizionata poco distante dalla cassa, ma in un modo per cui siamo costretti a percorrere praticamente l’intero punto vendita. E anche se siamo entrati solo per acquistare quella, è raro che riusciamo a mantenere il proposito iniziale.
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Il trucco del 9. Questo è un grande classico, lo conosciamo quasi tutti ma continuiamo a cascarci. 0,99 centesimi, 1,99 euro, 9,99 euro e così via: gli esperti di marketing usano l’espressione left digit effect, ovvero effetto della cifra a sinistra. Il nostro cervello tende a focalizzarsi su quel numero (quindi 0, 1), sostanzialmente ignorando gli altri. Come se non ci rendessimo conto che quel determinato prodotto in pratica costa 1 euro, per esempio, e non pochi centesimi. Ci sentiamo lontani dalla decina superiore e ci convinciamo di aver fatto un affare.
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Altezza sguardo. Ormai è chiaro: il posizionamento dei prodotti ha un ruolo fondamentale. Quelli che i supermercati vogliono spingere – e vendere – di più si trovano sempre ad altezza sguardo, considerando un consumatore dalla statura media. Così si notano subito e, inoltre, non occorre chinarsi per prenderli, né, al contrario, allungare la mano (o peggio ancora, mettersi in punta di piedi). Ai prodotti più economici, invece, tocca la sorte inversa: si trovano in basso, in fondo o troppo in alto, impossessarsene non di rado diventa un’impresa. L’importante è tener presente che prezzo basso e/o marca poco conosciuta non sempre si traducono in qualità inferiore. Anzi.
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Gli scaffali con i dolci. La conseguenza di quanto appena spiegato è naturale: le caramelle, le liquirizie e molti altri dolciumi vengono, invece, sistemati negli scaffali più giù, in modo da coincidere con lo sguardo dei bambini. Che li notano subito e cercano di convincere i genitori a comprarli.
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Gli abbinamenti furbi. Arachidi, patatine, salatini? Spesso sono accanto alle birre, al vino e alle altre bevande. La panna dolce? Magicamente si materializza lì, proprio vicino alle fragole. Le fette biscottate e i biscotti? Toh, sono poco distanti dalle creme spalmabili. No, non si tratta di traiettorie casuali. Bensì, di accostamenti furbi, molto furbi. Qua la gara è davvero a chi resiste.
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Gli espositori alla cassa. Concludiamo con un’altra strategia di marketing ormai piuttosto conosciuta. In fila alla cassa, inevitabilmente posiamo gli occhi sugli espositori adiacenti. Troviamo barrette di cioccolata e altri snack di piccole dimensioni, che sembrano calamitare la mano; decine di confezioni di chewing gum e mentine, che accendono istantaneamente la voglia. Ma, da qualche tempo, anche prodotti non alimentari che tutti usiamo: pile, rasoi usa e getta, deodoranti per l’auto, in alcuni casi anche accessori per telefonini. Funziona? Sì, funziona eccome.