Dolci di Natale: tutti i TORRONI d’Italia
A Natale, il torrone non può mancare. Ma sapete quante tipologie ne esistono? Da Nord a Sud, in Italia ce n’è di tutti i gusti e di tutte le forme.
Non solo panettoni e pandori: quando arriva Natale, la dispensa si riempie anche di torroni. Mandorle, noci e nocciole, ma anche pistacchi e cioccolato sposano miele, zucchero e albume d’uovo per trasformarsi in un capolavoro di dolcezza.
Chi pensa che ce ne sia solo di un tipo, è in errore. Infatti, da Nord a Sud, le diverse tipologie di torrone che è possibile trovare sulla tavola delle feste sono tantissime. Ecco un elenco che tenta di far luce su tutte le diverse sfumature del torrone italiano.
- Perché si chiama torrone?
- Quanti torroni esistono in Italia?
- Il torrone lombardo di Cremona
- Il torrone piemontese
- Il mandorlato di Cologna
- Il torrone di Camerino
- Il torrone di Guardiagrele
- Il torroncino di Alvito
- Com’è fatto il torrone dei morti
- Il torrone calabrese
- Il torrone siciliano
- Il torrone sardo
Perché si chiama torrone?
Gli arabi portarono il torrone in Sicilia attraverso la Spagna: Federico II gli fece attraversare lo stretto. Le prime notizie sul torrone risalgono al libro del medico di Cordova, Abdul Mutarrif, in cui si parla della preparazione del turun, un composto di miele, mandorle, zucchero e spezie varie, successivamente tostato. Troviamo poi la stessa matrice semantica nella famosa mollica abbrustolita siciliana, chiamata atturrata, cioè tostata.
Quanti torroni esistono in Italia?
Dal Piemonte alla Sardegna, passando per Veneto e Campania, quella del torrone è una tradizione ben radicata. Tra Nord e Sud si contano almeno dieci varianti di torrone: quella piemontese, il torrone lombardo di Cremona, il torrone mandorlato veneto, il torrone di Camerino, il torrone d’Abruzzo, il torroncino di Alvito, il torrone della Campania e, per finire, le versioni calabrese, siciliana e sarda.
Il torrone lombardo di Cremona
Il 25 ottobre 1441 Francesco Sforza e Maria Visconti celebrarono il loro matrimonio. In quell’occasione fu creato il torrone di Cremona. Ancora oggi è questa la variante più conosciuta del dolce, a cui nel tempo sono stati aggiunti però vanillina e aromi. Il risultato? Una versione più morbida rispetto alle altre tipologie. Inoltre, proprio per le nozze degli Sforza il torrone acquisì anche la sua classica forma, ispirata proprio al Torrione della città d’origine. Secondo alcuni storici fu questo lo spunto per il suo nome.
Il torrone piemontese
Il Piemonte è la regione di una vera regina: la nocciola Tonda Gentile delle Langhe che vanta anche il marchio Igp. Il profumo di questo frutto impreziosisce sicuramente il torrone.
Il mandorlato di Cologna
In Veneto, si può gustare il mandorlato di Cologna. Lo si prepara con mandorle, albumi e miele ma la sua particolarità sta prima di tutto nella forma rotonda.
Il torrone di Camerino
Nelle Marche, si può gustare il torrone di Camerino. Anche questa tipologia è molto friabile e presenta la colorazione del miele. Inoltre, è ricco di mandorle: vanno a comporre il 60% del peso degli ingredienti usati.
Il torrone di Guardiagrele
Siamo in Abruzzo, per la precisione a Guardiagrele. Qui il torrone è molto simile a un croccante. A dominare il gusto sono le mandorle intere tostate che, in alcune preparazioni, possono essere sostituite dalle nocciole. Completano la ricetta zucchero, cannella e frutta candita. Questa variante si presenta molto compatta e non troppo dolce.
Il torroncino di Alvito
Siamo nel Lazio. Qui prende forma un piccolo rettangolo, di solito disponibile in tre tipologie: classico, pasta reale e croccantino. Tutte e tre le versioni hanno in comune la soffice pasta reale di mandorla, ricoperta di cioccolato finissimo.
Com’è fatto il torrone dei morti
In Campania, il torrone non manca mai durante le feste natalizie. Ne esistono infatti di diverse versioni. Il classico è a base di mandorle e nocciole ma sono presenti anche varianti come quella al cioccolato o il famoso torrone dei morti, un dolce a base di cioccolato (bianco e fondente) e nocciole che però si prepara per lo più nei primi giorni di novembre.
Il torrone calabrese
In Calabria, questo dolce ha una specifica collocazione geografica. Infatti, si parla del torrone di Bagnara Igp, l’unica forma di questo dolce a vantare la certificazione. Ne esistono due versioni: la Martiniana, con copertura di zucchero e il Torrefatto con cacao amaro. La particolarità? È privo di albume.
Il torrone siciliano
In Sicilia, il torrone cambia forma e si presenta come un rombo o un rettangolo. Ma a cambiare sono anche gli ingredienti, dove domina il sesamo. I siciliani lo chiamano cubbaita, termine che deriva dall’arabo qubbiat, che significa mandorlato. Ma non ne esiste una sola variante: si può assaggiare quello di Noto e quello morbido di Caltanissetta con pistacchio e miele.
Il torrone sardo
A Tonara, in provincia di Nuoro, il torrone si lavora in grandi blocchi. Si usano albumi e miele del territorio (che danno al dolce una bellissima colorazione avorio), uniti a mandorle, noci e noccioli.