In viaggio a Parigi: i ristoranti aperti la domenica
• 10 Agosto 2018 09:16
Avete in programma un viaggio a Parigi e vorreste mangiare bene anche la domenica? Per sapere quali sono i ristoranti aperti, consultate la nostra guida.
La ristorazione parigina è un sogno per chiunque ami la buona cucina: più di diecimila ristoranti, centinaia di chef di talento, decine di tradizioni diverse raccolte negli arrondissement del centro e della periferia di Parigi. Ma ha anche un grosso difetto: la domenica i ristoranti sono quasi tutti chiusi. Un’imperfezione in grado di rovinare un fine settimana gourmet all’ombra della Tour Eiffel, ma a cui si può rimediare con facilità: in una scena tanto vasta quanto quella parigina, esistono ristoranti di ottima qualità e sempre aperti, domenica compresa. Basta sapere dove cercare.
- Senza allontanarsi troppo proprio dalla Tour Eiffel, il Cafe du Commerce (51, rue du commerce) è un classico della ristorazione francese: è in attività dal 1921 e chiude solo per Natale, Capodanno e primo maggio. La particolarità più apprezzata è nella sala, su tre piani, con un affaccio centrale e un soffitto in vetro apribile, ricchissima di verde: all’interno della brasserie crescono persino gli alberi! La cucina è guidata da Etienne Guerraud, con proposte classiche e ingredienti di alta qualità: frutti di mare dalla Normandia, manzo Limousine, formaggi, dolci e caffè gourmand.
- Ambiente classico con piatti lussuosi invece per l’Epicure, il ristorante all’interno dell’hotel Bristol (112, rue du Faubourg Saint-Honoré). Poltroncine, lunghe tovaglie bianche e un magnifico giardino con fontana; ma soprattutto, la cucina di Eric Frechon. La specialità più rinomata sono i maccheroni ripieni con tartufo, carciofi e foie gras, sempre disponibili, mentre le altre proposte variano insieme alle stagioni.
- All’interno dell’hotel Mandarin Oriental (251, rue Saint-Honoré) si trova invece La Camelia, chef Thierry Marx. Come in ogni ristorante Mandarin Oriental, la cucina del luogo viene miscelata con le suggestioni dall’est: ci sono così i cannelloni di granchio, con sorbetto all’avocado e condimento agli agrumi; gli asparagi con limone confit e tapioca; il pollo di Culoiseau con salsa acida.
- Decisamente meno formale è il Clown Bar al 114 di rue Amelot. Un tempo il locale faceva parte del Cirque d’Hiver: i clown che danno il nome al bistrot sono ancora raffigurati sulle coloratissime maioliche alle pareti e in alcuni manifesti e decorazioni a tema, che per alcuni potrebbero risultare persino inquietanti. Per tutti gli altri, si prosegue con antipasti e portate principali, che mescolano ingredienti poveri e ricercati: cervello di vitello, anguille e sardine, ma anche foie gras, burrata e piccione affumicato.
- Dilia (1, rue d'Eupatoria) è invece il locale giusto per farsi un’idea nuova della cucina italiana. Il ristorante è stato infatti aperto nel 2015 da Michele Farnesi, lucchese, alla ricerca di sapori puri, del rigore della cucina francese e della liberta di quella italiana: il risultato è un bistrot informale, con tanto di bancone a cui sedere per un bicchiere di vino e un piatto di pasta, e in cui rilassarsi ordinando polenta, risotto con formaggio di capra o gnocchi con barbabietola e ostriche.
- Più esotiche, ma non troppo, sono le proposte di Rigmarole, aperto da meno di un anno al numero 10 di rue du Grand Prieuré. Lo chef franco-americano, Robert Compagnon, ha deciso infatti di dedicare il ristorante al binchotan, la carbonella giapponese: e così la carta comprende una varietà di pietanze cotte alla griglia, da scegliere seduti a un elegante bancone in legno, in pieno stile orientale. La carta comprende quindi gli yakitori di pollo (di petto, di ali, ma anche di fegato o di cuori) e di piccione, i calamari e le vongole, i broccoli e i carciofi, e in generale tutto ciò che si può cuocere su una piastra.
- Anche Kunitoraya (5, rue Villedo) si rifà alla tradizione giapponese: la specialità della casa sono gli udon, in brodo o con salsa, con i gamberi in tempura, l’anatra o lo yuzu; ma ci sono anche gli onigiri e i donburi con carne o verdure. In questo caso la sala gioca con il contrasto: l’ambiente è quello di un classico bistrot parigino dell’inizio del secolo scorso, con le piastrelle bianche, gli specchi, la vetrina in legno affacciata sulla strada. Attenzione però: la domenica Kunitoraya è aperto solo a pranzo – la sera ci si può spostare all’Udon Bar, al numero 1 della stessa via.
- Brutos (5, Rue du Géneral Renault) propone invece carni alla brace in stile sudamericano, da condividere con tutto il tavolo o da conservare gelosamente nel proprio piatto. Il locale è classicamente parigino, con le sue piastrelle, i divanetti verdi e i tavoli in legno; ma le proposte spaziano dalla tipica costata argentina al piccione, dalla costoletta galiziana ai più insoliti cuori d’anatra con pesche e cipolle alla griglia e noci brasiliane. Sulla griglia si cuoce anche il merluzzo, ma non mancano piatti più freschi come le sardine marinate allo tzatziki o i cubi fritti di tapioca con salsa al chili dolce.
- Per un pranzo o cena della domenica a base di pesce, il ristorante giusto è comunque Clamato (80, rue de Charonne). La cucina di mare a Parigi è un classico, che di solito vede andare in scena ostriche e crostacei dell’Atlantico: ma nel locale aperto da Theo Pourriat e Bertrand Grébaut, con la vetrina in vecchio stile sulla strada, una piccola scala a chiocciola e le panche di legno, il mare arriva molto più in là. La chef Erica Archambault propone la spigola con salsa bernese e i ricci di mare galiziani, ma anche le ostriche di Kumamoto, il ceviche con zucca e coriandolo, le uova di merluzzo con lo zaatar speziato dal medioriente.
- Se però vi sentite veramente avventurosi, il ristorante in cui passare la vostra domenica a Parigi è CAM Import Export (55, rue au Maire). Inutile cercare un sito, una pagina Facebook, un numero di telefono: il ristorante dello chef Eseu Lee è sorto improvvisamente alla fine del 2017, senza imprimere alcuna traccia, se non il profilo Instagram dello stesso chef. Anche il nome è un modo per mimetizzarsi: si tratta in realtà dell’insegna del negozio di souvenir che occupava prima gli stessi locali. Le notizie su CAM sono poche, e suggeriscono una cucina francese con note orientali, come la tartare con salsa piccante gochujang. L’unico modo per saperne di più è andare in esplorazione in prima persona!
- Difficile invece che non abbiate già sentito parlare dell’Atelier Saint-Germain de Joël Robuchon, al 5 di rue de Montalembert: Robuchon nel 1989 è stato nominato “chef del secolo”, e nei decenni successivi ha tenuto testa alla sua stessa fama, formando un’intera generazione di cuochi (rigore e materie prime di ottima qualità sono le sue parole d’ordine) e aprendo ristoranti in tutto il mondo. In quello di Saint-Germain, la cucina a vista si trova dietro al bancone ed è affidata allo chef Axel Manes: la carta comprende classici come il foie gras caldo e gli spaghetti della casa, ma anche piatti quali i gyoza di pollo, pera e zenzero e la cotoletta di agnello al timo, presentati con attenzione all’estetica quanto al gusto, a pranzo e a cena, dal lunedì alla domenica.