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Vietato: 5 cibi che NON potete mangiare

di Silvia Fratini 19 Marzo 2019 15:23

Alcuni cibi che consumiamo in realtà sono regolamentati da licenze, divieti di caccia e di raccolta: ecco quali sono e perché non mangiarli.

Cucinare ci dona grande gioia: se tanti sono gli ingredienti da scoprire, tanti sono gli assaggi e le prove da fare. Cosa succede però quando alcuni di questi non possono essere liberamente colti in natura o richiedono delle licenze particolari per essere portati a casa? Ecco alcune delle prelibatezze nostrane cui prestare attenzione per poterne godere in piena tranquillità.

  1. Genziana. Appartenente alla famiglia delle genzianacee, la genziana vanta una lunga storia sulle nostre tavole e nelle dispense delle nonne, grazie alle belle piante che crescono rigogliose tra le valli assolate delle Alpi e degli Appennini tra i 1.000 e 2.200 metri. Le proprietà delle sue radici, legate principalmente alle funzioni digestive e depurative, hanno reso la genziana una grande protagonista di decotti e liquori, da servire a fine pasto. La sua raccolta, tuttavia, è vietata, sia perché se raccolta prematuramente risulta velenosa, sia perché corre seri rischi di estinzione.
  2. Funghi. In periodo autunnale, nulla appare più romantico e spensierato di una passeggiata nel bosco con tanto di raccolta funghi e castagne. Facile a dirsi, molto rischioso a farsi: la raccolta dei funghi presuppone una profonda conoscenza delle diverse famiglie, visti i rischi, anche mortali, in cui si può incappare. Non bastasse, una raccolta sconsiderata intacca la biodiversità e il patrimonio boschivo del luogo. Per non correre rischi di salute e non incappare in multe salate, l’unico modo per raccogliere i funghi è seguire queste regole di massima (salvo controllare i regolamenti di ciascun territori): dotarsi di un tesserino di durata variabile (da giornaliera a semestrale) a valenza territoriale; rispettare gli orari, i giorni e le quantità massime stabilite dai Comuni; utilizzare solo contenitori idonei alla diffusione delle spore, pulire i funghi sommariamente sul posto e non violare, ovviamente, le riserve naturali. Insomma, nel dubbio comprateli dal vostro fornitore di fiducia e durante la passeggiata nel bosco raccogliete pensieri, non funghi.
  3. Dattero di mare. Parente della cozza, tanto da dividerne la stessa famiglia, il dattero di mare è un mollusco bivalve che vive nel Mar Mediterraneo. Al contrario della cugina cozza, tuttavia, il dattero impiega moltissimo tempo a svilupparsi: per raggiungere i 5 cm di lunghezza, impiega fino a 20 anni. Non bastasse questo a far intuire quanto possa essere dannosa la sua raccolta, i metodi utilizzati dai pescatori risultano devastanti per l’ambiente marino, creando una sorta di desertificazione dei fondali. Per staccarli dalla tana che hanno scavato corrodendo le rocce con acidi, infatti, i pescatori colpiscono a martellate i fondali, distruggendo non solo la fauna marina ma tutto l’ecosistema. Per contenere questo fenomeno devastante, la pesca, la detenzione, il commercio e il consumo dei datteri è proibita in tutti i paesi dell’Unione Europea. Pensateci la prossima volta che qualcuno ve ne dovesse parlare.
  4. Avannotti. Gli avannotti, conosciuti anche come bianchetti, altro non sono che il novellame del pesce azzurro, principalmente di acciughe e sardine. Conosciuti e utilizzati nelle cucine di tutte le regioni che si affacciano sul mare, sono spettacolari serviti fritti, a polpetta o semplicemente appena scottati. Per tutelare i mari, la loro pesca è stata regolamentata da diversi anni, e non sono quindi sempre disponibili sul mercato. A patto che non comprometta la risorsa ittica, la pesca del bianchetto è consentita nei giorni feriali per 60 giorni all’anno. La pesca, commercializzazione e somministrazione del novellame fuori da questo intervallo è punita con una sanzione amministrativa pecuniaria compresa tra 1.000 e 75.000 euro mentre, per quanto riguarda la pesca sportiva, ricreativa e subacquea, le sanzioni sono più severe quando le quantità superano i 5 kg: si va da un minimo di 500 fino a un massimo di 50.000 euro. Meglio friggere le alghe, nel dubbio
  5. Ortolano. I veri golosi lo conoscono già: l’ortolano è un piccolo uccello di circa 16 cm per una trentina di grammi di peso, la cui caccia è vietata in tutta Europa dal 1979, ma che in Francia ha faticato a lungo a trovare tutela perché considerato una delle maggiori leccornie nazionali. La tradizione vuole infatti che, una volta catturati vivi i piccoli esemplari, si facciano ingrassare a base di miglio bianco e poi si affoghino nell’armagnac per poi spennarli, e cuocerli tutti interi alla brace. Il tocco finale arriva al momento di mangiarlo: calato un tovagliolo bianco sul capo, infatti, il pennuto va consumato in un solo boccone, tralasciando al massimo le zampe e il becco, e spolpato masticandolo in bocca. Si dice che il tovagliolo in testa celi l’atto agli occhi di Dio, ma Mitterrand ne era talmente goloso da chiederlo per una delle ultime cene prima della morte: forse a chieder perdono per ogni peccato si fa sempre in tempo.

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